Elogio della follia
>> martedì 2 dicembre 2014
Il libro che intendo presentarvi oggi è a dir poco originale. Si tratta di "Il mio labirinto" di Stefania Cicerchia e il sottotitolo dà il senso dell'opera: "viaggio attraverso le visioni di un folle".
Il testo rappresenta la riscoperta di un filone letterario che non vedevamo da tempo e cioè la rappresentazione della realtà attraverso gli occhi della pazzia e, leggendo pagina dopo pagina il libro, questa si rivela sempre più come veridicità dell'essere, sotto una superficie di normalità in cui è stata rinchiusa e che è sostanzialmente falsa.
Il tema della follia percorre da sempre il pensiero dell'uomo, le parole dei filosofi, i versi dei poeti. Follia è deviazione dalla norma, allontanamento (in)volontario dal tradizionale percorso di ricerca dell'equilibrio. Perché non sempre in medio stat virtus. Follia è visione unica, originale, sul mondo, su se stessi, sugli altri.
È liberta dalle convenzioni e dalle regole imposte, dal conformismo e dal moralismo, dai dettami della logica e della ragione. È libera espressione di sé.
La vita umana non è altro che un gioco della Follia scriveva Erasmo da Rotterdam nel suo L’elogio della follia, esaltando la Follia come portatrice di allegria e spensieratezza, e elogiandone grandezza e utilità per il raggiungimento della felicità.
Il libro, che si dispiega in un insieme di racconti ben scritti, porta il lettore per strade lastricate di inedite riflessioni ed esprime bene lo sconcerto dell'indugiare umano: "Ho perso la strada. Non so dove sono capitato, alla fine penso che non è poi una cosa di grande rilevanza se conosco o meno la via del ritorno. In fondo, non ho mai saputo nemmeno quella dell'andata. Continuo a camminare..." ; solo la follia o la a-normalità assoluta, incomprensibile per la massa, permette al personaggio il contatto vero con la natura, (quel mondo esterno alle vicende umane nel quale si può trovare la pace dello spirito) e la possibilità di scoprire che rifiutando il mondo si può scoprire se stessi. Ma questi contatti sono solo momenti passeggeri, spesso irripetibili perché troppo forte il legame con le norme della società. La follia quindi non è vista tanto come elemento negativo, quanto come elemento fondamentale della condizione umana con la quale fuggire la propria angoscia e il proprio dramma, come estremo rifugio, per potersi salvare dal dramma dell'esistenza...
La follia, mio signore, come il sole se ne va passeggiando per il mondo, e non c'è luogo dove non risplenda. (W. Shakespeare).
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