Il Pensiero Meridiano
>> lunedì 7 maggio 2012
Ormai da molto tempo ho cominciato a pensare che i meridionali e i napoletani in particolare, abbiano sbagliato tutto e rischino di continuare a sbagliare.
Mi riferisco ai numerosi meridionali che riproducono, più o meno acriticamente, analisi sul mezzogiorno e sulla sua situazione di “arretratezza” preconfezionate da chi, in realtà, non solo non conosce assolutamente nulla della realtà meridionale, ma ha anche tutto l'interesse a far sì che si continui ad identificare nel meridione (ed in Napoli, inevitabile suo paradigma) la causa prima delle difficoltà nazionali, degli spechi di risorse, della degenerazione politica e culturale di tutto il paese.
E' l'identificazione della causa dei problemi “fuori da se” tipica degli approcci propagandistici che hanno caratterizzato i periodi più biechi della storia del '900 e che sono, evidentemente, ancora ben vivi nella pratica politica e culturale nazionale italiana... Hitler indicava gli ebrei, la lega nord indica i meridionali e gli stranieri. Ma sarebbe stato possibile per un ebreo sostenere che le tesi razziali di Hitler erano corrette? Che la causa di tutti i mali della Germania degli anni '30 era la sua esistenza e quella della gente che condivideva con lui religione, cultura, razza? Penso proprio di no, foss'anche per puro spirito di sopravvivenza. Perché allora ci sono meridionali che danno ragione alla Lega? Quale paradosso ha preso vita tra la mia gente!
Ma mi riferisco anche a
quei meridionali che pensano di fare l'opposto; e cioè a quelli che
riproducono un atteggiamento speculare, ma contrario, allo stesso
approccio propagandistico, inerpicandosi nell'identificazione
acritica “fuori da se” della causa dei propri mali sociali... una
sorta di leghismo meridionale che, più o meno consapevolmente,
propone lo stesso atteggiamento “razzista”, ma all'incontrario,
incentivando uno scontro che difficilmente potrà sfociare nella
soluzione dei problemi che si denunciano (a meno che non si pensi che
una guerra civile possa rappresentare la soluzione di qualcosa) e che
sicuramente non ha niente a che fare con la cultura e la storia che
da migliaia di anni ha caratterizzato il sud dell'Italia.
Avvitati su queste due
posizioni, nessuna delle quali è autoctona del sud, i meridionali
non si accorgono di quella che è la reale evoluzione sociale che si
prospetta e cioè che il futuro dell'Italia è proprio il sud. La
crisi economica che ci riempie la testa in questi giorni è infatti
una crisi del nord, prima di essere una crisi nazionale; è
l'apparato industriale del nord che non regge alla mancanza di
sussidi, incentivi, finanziamenti a fondo perduto che lo avevano
artificialmente sostenuto dal dopoguerra ad oggi; al sud questi
stessi finanziamenti erano per lo più nominali e, nella maggior
parte dei casi, solo scritti sulla carta. La decadenza delle certezze
nel mercato del lavoro poi riguardano quasi esclusivamente il nord,
il sud è abituato da sempre ad una precarietà totale ed ogni forma
di regolamentazione, qualora fosse realmente applicata, porterebbe
solo ad un miglioramento della condizione dei lavoratori meridionali.
I dati poi dicono che le esportazioni industriali verso i paesi
europei, agevolate in passato dalla debolezza della lira, con l'euro
si sono ridotte inesorabilmente e riguardavano in primis il nord,
mentre al sud oggi cresce l'esportazione in settori che prima erano
invece depressi dalla chiusura delle frontiere e dal reciproco
protezionismo doganale dei vari paesi del mondo. La Sicilia, ma anche
la Sardegna, hanno visto nel 2010 e nel 2011 crescere le esportazioni
con dati eccezionali (vicino a +50%), si è aperto l'export di agrumi
alla Cina e gli agrumi si producono al 100% al sud, cresce
l'esportazione di olio d'oliva (un settore che vede già il nostro
paese leader mondiale), aumenta in maniera vertiginosa la produzione
di energia da fonti rinnovabili ed il 70% dei nuovi impianti è a
sud... Quest'anno sono comparsi, sugli scaffali della grande
distribuzione di Milano, panettoni prodotti in Sicilia e moltissimi
meridionali che vivono al nord hanno cominciato a scegliere
consapevolmente e massicciamente prodotti del sud; pasta, vino,
conserve alimentari, olio, formaggi, prodotti tipici, caffè, dolci,
ma anche abbigliamento, pelletteria, borse. Perfino la tendenza
attuale alla riduzione dei dipendenti pubblici poi è una vera e
propria manna dal cielo, destinata per il futuro a liberare risorse
umane che erano state immobilizzate nell'improduttività, utili solo
a sostenere i consumi di un mercato di merci del nord e che da ora in
avanti saranno costrette ad investire se stesse in un diverso ruolo
economico, a disposizione di settori come il turismo, che negli
ultimi anni al sud è cresciuto in maniera costante in qualità e
quantità.
La lotta che dovrebbe
catalizzare gli sforzi di tutti gli amministratori meridionali e di
tutti i cittadini del sud è per la realizzazione di opere
infrastrutturali che darebbero la sola spinta veramente necessaria a
far sì che la crescita economica si stabilizzi in valori positivi
rilevanti.
Sia chiaro... sono
infinitamente grato a persone come Pino Aprile, che hanno contribuito
ad una riappropriazione da parte dei meridionali di consapevolezze
perdute o a persone come Roberto Saviano, che hanno messo i
meridionali di fronte a quelle che sono responsabilità che non è
possibile ricercare “fuori da sè”, ma, purtroppo, sia l'uno che
l'altro si sono ritrovati inconsapevolmente ad alimentare proprio
quelle posizioni “estranee”che ho citato sopra e non credo che
fosse nelle loro intenzioni. Oggi la sfida è sulla valorizzazione
della peculiarità meridionale in sé, sulla scoperta nazionale della
“cultura meridiana” che, lungi dall'aver smesso di esistere, è
la sola in grado di portare l'Italia intera fuori dalla crisi di
identità che sta vivendo.
Gennaro Cangiano
1 commenti:
Tutto vero, un articolo accuratamente confezionato da un coscienzioso esule napoletano!
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