Conversazioni filosofiche... la politica
>> mercoledì 10 dicembre 2014
Le regole del comportamento collettivo non sono del tutto modificabili a piacere. L'atto politico è, dal punto di vista della norma che si propone di cambiare, un atto fondamentale di disobbedienza; non ogni atto di disobbedienza produce effetti politici, naturalmente, però il punto importante da sottolineare è che non ogni atto di disobbedienza politicamente significativo è possibile: può non essere possibile per vincoli di necessità (non possiamo sfidare più di tanto le leggi della fisica o dell'economia), o per ragioni di convenienza, di opportunità, o per le conseguenze negative che produce (distruttive, totalmente imprevedibili, eccetera).
Poichè non ogni disobbedienza è possibile, poichè non ogni cambiamento è possibile, l'azione politicamente efficace è quella che meglio di altre tiene conto delle conseguenze che ne derivano: è politica delle riforme, graduale, progressiva, conseguenziale, controllata e consensuale.
Ma vi è anche un altro senso in cui diciamo che l'attività politica degli uomini è soggetta a limiti. Oltre alle condizioni esterne di necessità, oltre alle sanzioni collegate alle norme esistenti, vi è la questione non secondaria della cosiddetta razionalità imperfetta. Diciamo che l'uomo è un soggetto politico imperfetto anche perchè è razionalmente limitato.
In particolare, è la debolezza della volontà (e la consapevolezza di questa debolezza) ad essere alla base della teoria della razionalità imperfetta, la quale pone limiti sostanziali alle azioni di tipo politico: "farsi legare" significa allora imporsi degli obblighi ai quali vincolare il proprio comportamento e le proprie azioni; ciò accade, ad esempio, nell'attività costituente, ultimo atto politico e neutralizzazione della capacità politica futura.
0 commenti:
Posta un commento