Sciopero generale, partiti e sindacato.
>> giovedì 11 dicembre 2014
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Il movimento sindacale vive una palese regressione sia nella capacità mobilitativa (al di là di singoli eventi più o meno di massa che ancora ci sono), che nella capacità di incidenza politica; involuzione che lo ha visto perdere progressivamente capacità contrattuale, in maniera direttamente proporzionale alla perdita del riferimento ideologico e strategico che erano i partiti comunista e socialista. Questa deriva si è declinata fino all'attuale situazione in cui le classi subalterne raramente si sentono rappresentate nei loro interessi dalle organizzazioni sindacali tradizionali; fino ad equiparare queste, a ragione, con le cause della perdita progressiva di capacità contrattuale della classe lavoratrice. La trasformazione della lotta sindacale da progettuale a puramente amministrativa dell'esistente è oggi talmente evidente che se non fosse per le masse di pensionati, CGIL, CISL e UIL sarebbero in palese crisi di rappresentanza. Sempre di più infatti i lavoratori attivi scelgono di non aderire ad organizzazioni che troppo spesso si sono distinte per essere sponda della classe dominante. È stato così nel 1992/93, con gli accordi nazionali sulla concertazione in cui si abolì di fatto la scala mobile, è stato così per la riforma Fornero delle pensioni, per cui non ci fu alcuna mobilitazione di massa ed è così anche oggi, quando si procede verso la sostanziale snaturazione dello statuto dei lavoratori, in cui si assiste ad uno sciopero generale dichiarato tardi (a riforma già approvata), senza alcun reale progetto alternativo da proporre e in cui addirittura la CISL non aderisce; praticamente una lotta che ha già in sè la sconfitta certa. Sono già entrato nel merito delle motivazioni date a sostegno dello sciopero generale del 12 dicembre 2014 e quindi non mi soffermo; propongo invece alla vostra attenzione uno scritto che, al di là dei toni ideologici che lo caratterizzano e che dipendono certamente dal contesto storico in cui fu scritto, illustra bene il ruolo che il sindacato ha tradizionalmente svolto nella lotta di classe e che oggi ha deliberatamente scelto di non svolgere, con tutto quello che ne consegue. La dialettica tra posizione liberale borghese e marxista operaia si è infatti tradotta, nel corso del '900, in una sintesi che è ben rappresentata dal regime di stato sociale europeo, dal cooperativismo e da norme come lo statuto dei lavoratori che tutte oggi soffrono dell'involuzione degenerativa di cui parlavo e che dipende dalla rinuncia acritica al confronto progettuale di uno dei soggetti in conflitto.
Il testo che vi propongo è "Sciopero generale, partito e sindacato" di Rosa Luxemburg.
Rosa Luxemburg rappresenta una delle linee filosofiche degli sviluppi marxisti che ha come fondamento l' "antirevisionismo". Di origini ebraiche, studiò in Francia e in Germania ed aderì alla sinistra socialdemocratica di Babel. Rappresentava l'ala estremista del partito e fu con Liebkhnect a capo della Lega di Spartaco, gruppo intransigente che aderì, mantenendo la propria autonomia, alla fondazione del partito socialdemocratico indipendente del 1917. (Clicca sull'immagine per scaricare il documento in formato PDF).
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