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Il lavoro fa male

>> lunedì 15 dicembre 2014

"Innanzitutto il lavoro fa male. Tanto è vero che quando un medico visita un ammalato come prima cosa gli dice “riposo assoluto”; non gli ho mai sentito dire “lavoro assoluto”. E poi il lavoro è un perditempo e il tempo non bisogna perderlo in cose inutili. Bisogna utilizzarlo. C’è gente che perde tutta la giornata a lavorare. Invece guardate me, io non perdo un minuto. Da che m’alzo la mattina  fino a che vado a letto la sera, utilizzo tutto il mio tempo a contemplare, a passeggiare, a pensare, guardo gli alberi, il mare… C’è gente che lavora tutta una vita per riposare a settant’anni, bah… ho un sistema diverso. Io riposo quaranta cinquant’anni, a settant’anni, se sarà il caso, forse allora lavoro. Non è una strada facile, piana. Il mio segreto sapete qual è? L’indifferenza. Solo con questa indifferenza l’uomo si eleva, si eleva… eh, cari ragazzi, poco per volta, imparerete a vivere con saggezza. Mi fanno ridere, mi fanno. Se voi vi affacciate sulla strada, che cosa vedete? Case, case, case… e in ogni casa c’è gente che lavora, in ogni bottega c’è gente che lavora. Il calzolaio fa le scarpe al sarto, il sarto cuce gli abiti al barbiere, il barbiere fa la barba al calzolaio e al sarto; tutti lavorano. Ma pure tutti non aspettano che il momento in cui potranno riposare, quando poi dopo tanti anni di lavoro, finalmente riposano, si sono talmente abituati a lavorare che a stare senza far niente si annoiano. Non bisogna lavorare, non bisogna. Alla domenica, la gente si annoia, e sapete perché? Perché manca del necessario allenamento all’ozio. Perciò che io dico: alleniamoci all’ozio e combatteremo la noia del giorno domenicale. È chiaro?" (Eduardo De Filippo)

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Il sindacato è morto?

>> venerdì 22 marzo 2013


Bisognerebbe forse rivolgersi a “Chi l’ha visto?” per avere notizie dei gruppi dirigenti di CGIL CISL UIL. Sono scomparsi anche dallo spettacolo mediatico e se qualche presenza c’è stata, non se ne è accorto nessuno.
Qualcuno potrebbe obiettare che questo avviene perché le grandi confederazioni sono estranee all’avvitarsi su se stessa della crisi politica, fanno un altro mestiere. Ma è difficile dimenticare il loro impegno pre elettorale.
La CISL è stata promotrice della lista Monti, mentre la CGIL ha investito tutto sulla vittoria di Bersani. Entrambi i gruppi dirigenti di queste confederazioni sono dunque usciti sonoramente sconfitti dal voto, a maggior ragione perché un gran numero degli iscritti alle loro organizzazioni non li ha seguiti e ha votato 5 Stelle.
Ma la scelta di collateralismo elettorale non è la causa, ma solo un disperato, fallito, tentativo di affrontare così una crisi del sindacalismo confederale che ora sta precipitando dopo anni e anni di scivolamento verso il basso. (Giorgio Cremaschi).


Ricordate come era la situazione delle relazioni politico sindacali prima del voto di febbraio? Monti, nella sua relazione prenatalizia la sintetizzò in maniera alquanto esplicita:
Critiche alla Cgil, ovviamente, avendo osato sfidare e contestare, almeno formalmente, le sue politiche recessive in termini economici e illiberali in termini di diritti sociali e politici; nessuna critica invece, altrettanto ovviamente, a Cisl e Uil, sostenitrici di fatto di queste stesse politiche recessive e illiberali. Nella conferenza stampa pre-natalizia, Mario Monti – il narciso Mario Monti, anche in questo nel solco della continuità con il berlusconismo, con le dovute differenze di forma ma non di sostanza – si è chiuso nella proprio solipsismo e nella propria surrealtà neoliberista.
Tra i molti spunti che la conferenza stampa ha offerto al commento, questo del sindacato merita un approfondimento. Perché nel momento in cui la crisi economica diventa sociale ed esistenziale, una parte del sindacato continua a chiamarsi fuori dalla discussione e dalla difesa degli interessi che dovrebbe difendere (semmai con forza accresciuta e non con silenzi complici), riproponendo una drammatica differenziazione di modelli sindacali (semplificando: chi difende davvero i lavoratori e i cittadini, la Fiom o la Cisl, Landini o Bonanni? – e dopo un anno di governo Monti la risposta dovrebbe essere scontata e invece non lo è).

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