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La Germania: riassunto per i politici

>> sabato 3 gennaio 2015



 La Germania: riassunto per i politici: ( ...cari lettori, questo post sarà pieno di ovvietà. Non vogliatemene: sto cercando di ampliare la platea degli interlocutori ) Fin dall...

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Sciopero Generale... Che la pantomima abbia inizio!

>> giovedì 27 novembre 2014

immagine dal blog di ianuario

Per il 12 dicembre prossimo la CGIL e la UIL hanno dichiarato lo sciopero generale contro la riforma del mercato del lavoro. Azione legittima, ma che deve essere approfondita nel merito se si vogliono realmente identificare le responsabilità della situazione attuale.
Vediamo in che condizione siamo:


  1. l'Italia perde di competitività nei confronti di tutti i concorrenti mondiali, tranne in specifici segmenti di mercato che non riescono però a bilanciare la caduta libera del PIL;
  2. Non è più possibile utilizzare, da quando l'Italia ha aderito all'euro zona, la leva monetaria per sostenere le esportazioni, svalutando e rendendo quindi più competitive le merci italiane sul mercato estero;
  3. L'unico modo per rilanciare la competitività in tale sistema chiuso è la svalutazione dei salari, che, grazie alla ricaduta sui costi di produzione, otterrebbe lo stesso effetto di una svalutazione monetaria e in più la ridotta capacità d'acquisto della popolazione sarebbe dirottata verso merci di produzione italiana più economica, aggiustando la bilancia dei pagamenti e stimolando la produzione.


In questa situazione si inserisce la riforma del mercato del lavoro del governo Renzi che, consapevole della situazione, si appresta a varare in essa una restrizione dei diritti acquisiti che porti i lavoratori dipendenti in una soggezione tale da accettare, senza troppo colpo ferire, una riduzione dei salari reali, che resta il vero obiettivo della riforma. A cosa dovrebbero servire altrimenti la libertà di licenziamento o la libertà di video sorveglianza dei lavoratori?
Ora è chiaro che chi, come il sindacato, vuole rappresentare esattamente la classe dipendente, deve reagire a tale riforma oggettivamente reazionaria, ma lo si stà facendo senza volere veramente raggiungere l'obiettivo. Se infatti avvenisse, come richiede il sindacato, che la riforma non si facesse o non si facesse in questi termini, la situazione italiana non cambierebbe e l'emorragia occupazionale in atto, parallela al calo del PIL, non si arresterebbe. È chiaro che da tale situazione, che vede anche assolutamente repressa ogni possibilità di investimento pubblico, non ci sarebbe via d'uscita. Dico anche che se in tale situazione invece si decidesse di aumentare tutti gli stipendi, tale massa monetaria finirebbe per essere spesa nella stragrande maggioranza in merci prodotte all'estero, senza stimolare più di tanto la produzione ed aumentando la fuoriuscita di capitali già in atto e questo le segreterie nazionali del sindacato non possono non saperlo. Eppure, pur sapendolo, non propongono alcuna politica alternativa a quella del governo, dichiarando uno sciopero che sembra orfano della necessaria visione prospettica. Bisogna cioè riconoscere che, rimanendo ancorati agli attuali equilibri economici europei e internazionali, in cui l'Italia è stretta nell'essere elemento debole di un'area valutaria non ottimale, l'unica politica del lavoro possibile è quella che propone il governo e che sarà pagata tutta dai lavoratori. I sindacati, pur sapendo queste cose, si guardano bene dal dichiarare di voler mettere in discussione tale situazione; si limitano ad essere contro la manovra, ma, in assenza di un progetto politico e sociale alternativo, nessun risultato potrà mai essere raggiunto e i lavoratori saranno coinvolti ancora una volta in una pantomima che, oltre a costargli la giornata di sciopero, otterrà come unico obiettivo la rinnovata legittimazione dei sindacati agli occhi della massa, che non significherà nient'altro se non la salvaguardia dei privilegi sindacali esistenti. Mi duole dirlo, ma l'unica possibilità di salvare la situazione è che l'euro salti (non l'unione europea), restituendo agli stati la leva monetaria come mezzo di riequilibrio dell'economia internazionale e un sindacato che non ha il coraggio di dirlo non è degno di questo nome.

Gennaro Cangiano

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Cosa accadrebbe se uscissimo dall'euro?

>> mercoledì 26 marzo 2014


Una nazione seria quale dovrebbe essere l’Italia, si sarebbe dovuta porre le domanda negli anni 80 se conveniva entrare in un sistema a cambi fissi o quasi (SME) e negli anni 90 se conveniva entrare nell’Euro. Analogamente oggi dovrebbe porsi la domanda di quale futuro ci attende restando nell’Euro e quale se si tornasse a valute nazionali, e se c’e’ convenuto entrare nell’euro.
I dibattiti nostrani, invece, sono da sempre puramente ideologici, e mai analitici e numerici. La domanda comunque, merita una risposta, e scenarieconomici.it e’ a disposizione per migliorare ed arricchire l’analisi che vi presenteremo, ove vi fossero osservazioni numeriche e supportate.

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Altro che 3%...

>> giovedì 20 marzo 2014


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E' in arrivo la maxi-tassa per l'Europa: mille euro all'anno per persona per vent'anni

L'ultimo mostro targato UE: il Debt Redemption Fund (Fondo di Redenzione del Debito)

Altro che le buffonate del berluschinofiorentino! Altro che l'altra Europa dei sinistrati dalla vista corta! E' in arrivo sul binario n° 20 (anni) un trenino carico di tasse targate Europa. Ma come!? E le riduzioni dell'Irpef dell'emulo del Berluska? Roba per le urne, che le cose serie verranno subito dopo.

Di cosa si tratta è presto detto. Tutti avranno notato lo strano silenzio della politica italiana sulFiscal Compact, quasi che se lo fossero scordato, magari con la nascosta speranza di un abbuono dell'ultimo minuto, un po' come avvenne al momento dell'ingresso nell'eurozona per i famosi parametri di Maastricht.

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La frantumazione dell'area Euro...

>> lunedì 8 aprile 2013



Mentre in Italia il peggiore presidente della storia della nostra Repubblica, Giorgio Napolitano, sta facendo i salti mortali per mantenere lo status quo e preservare la fallimentare classe dirigente eurista, fuori dai palazzi il processo di frantumazione dell’area euro procede a grandi passi. Il recente caso diCipro ha fatto finalmente emergere a livello mondiale tutti i difetti di costruzione dell’unione monetaria più disastrata del pianeta ed ormai sarà impossibile per la tecnocrazia agire soltanto con la mistificazione e la propaganda mediatica per coprire e nascondere le magagne. In particolare il collasso di Cipro ha evidenziato due aspetti su cui si fondava il tentativo disperato dei menestrelli di regime di cambiare la realtà dei fatti: la crisi dell’eurozona non è una crisi di debito pubblico ma privato (bancario nella fattispecie, visto che in Europa i rapporti di debito-credito, risparmio-investimento sono intermediati principalmente dalle banche) e la liberalizzazione selvaggia e deregolamentata della circolazione dei capitali alla lunga crea insostenibili squilibri fra i paesi coinvolti. Adesso, soltanto i cialtroni patentati o gli analisti finanziari da bar dello sport potranno sostenere sfacciatamente in pubblico il contrario, senza essere zittiti con una sola parola: Cipro.

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Un piano populista...

>> domenica 10 marzo 2013

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Il default sul debito pubblico, la nazionalizzazione delle banche  e un reddito di cittadinanza  potrebbero veramente salvare l'economia italiana? 


Beppe Grillo stesso si è sorpreso quando il suo Movimento Cinque Stelle ha ottenuto 8.700.000 voti alle elezioni politiche italiane del 24-25 febbraio. Il suo Movimento è oggi il primo partito nella camera dei deputati, dice The Guardian, che questo lo rende un "ago della bilancia di un parlamento in bilico".
Quello di Grillo è il partito del "NO". In una proposta basata sulla satira, ha organizzato ogni anno una "V-Day Celebration," dove la "V" sta per il vaff…  

Steve Colatrella, che vive in Italia e ha anche scritto un articolo su Counterpunch sul fenomeno Grillo, ha un approccio diverso su questa vittoria a sorpresa. Dice che Grillo ha una piattaforma di proposte positive. Oltre a rifiutare i partiti e i trattati esistenti, il programma di Grillo presenta le seguenti caratteristiche:
  • Default unilaterale del debito pubblico;
  • Nazionalizzazione delle banche,
  • Reddito di "cittadinanza garantito" di  mille euro al mese.
Si tratta di una piattaforma che potrebbe effettivamente funzionare. L'austerità è stata provata per un decennio in tutta la zona euro ed ha fallito, mentre le proposte del piano di Grillo sono state testate in altri paesi e sono riuscite. 

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Il tramonto dell'euro

>> martedì 5 marzo 2013



il-tramonto-dell-euro-libro-1Secondo le dottrine indù Maya rappresenta l’illusorietà del divenire fenomenico che, pur non possedendo una realtà inerente, si frappone come un velo davanti al nostro sguardo, impedendo la vista del “reale” (da qui la definizione shopenauriana: “Il velo di Maya”)
            Se dal punto di vista ontologico viviamo in un’illusione, la stessa cosa si può dire secondo un punto di vista assai più terreno, quello della narrazione dei fatti e degli eventi e della vita di tutti i giorni, quello che si suole, con un eufemismo abbastanza grottesco, chiamare “informazione”.  Anche qui la rappresentazione dei fenomeni copre con uno spesso velo la realtà, solo che in questo caso il velo è costituito dalle menzogne con le quali, ciò che chiameremo pietosamente lo “spirito del tempo” (zeitgeist direbbero i colti) cela la verità delle cose attraverso le lenti deformate dalla propria visione del mondo (in questo caso, i colti di cui sopra, userebbero il termine weltanschauung).
            In quest’ottica possiamo osservare il castello di fandonie che è stato costruito, negli ultimi decenni, dalle varie marionette di regime (giornalisti, economisti, politici), riguardo alla costruzione del famoso “sogno” europeo, alla crisi, alla moneta unica. Tutto questo per convincere gi ignari cittadini  -e forse anche se stessi- che tutto quello che veniva attuato sulla loro pelle e loro malgrado, e che è costato loro “lacrime e sangue”, (economicamente parlando), veniva fatto per “il loro bene” (visto che vi è sempre qualcuno così lungmirante e generoso che conosce quale sia il bene altrui e lo persegue, nonostante tutto).

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il professor Prodi...

>> venerdì 18 maggio 2012


Vi ho già parlato di un economista eterodosso, un certo Pesce (o almeno così lo chiamavano a Roma), che in un convegno scientifico passato alla storia come il mountain workshop (il seminario della montagna), del quale sta per ricorrere il duemillesimo anniversario, disse una serie di cose di grande attualità, che via via abbiamo commentato in questo blog. Ieri alcuni lettori, chi in forma privata (per non perdere il posto di lavoro), chi in forma pubblica, mi hanno segnalato questo articolo di Repubblica, e le parole immortali di Pesce mi si sono stagliate davanti agli occhi: a fructibus eorum cognoscetis eos. 
Eh già! Perché per valutare appieno la portata di questa ennesima riedizione del mantra “più Europa”, più che entrare (o rientrare) nel merito di cosa sia una zona valutaria ottimale, occorre e basta scorrere la lista dei firmatari, e contare le menzogne, le pure, semplici, sfacciate, incontrovertibili menzogne (nel senso di sovvertimenti e presentazioni distorte della realtà fattuale consegnataci dalle statistiche) sulle quali i firmatari basano i loro argomenti.

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Quarto Reich...

>> sabato 26 novembre 2011


Il governo Monti è al lavoro. Non eletto dal popolo, inquinato già dai conflitti di interesse che ammorbano la politica italiana da decenni, è pronto a produrre le azioni imposte dall’Unione Europea, quella entità esclusivamente monetaria ed economica (e mai politica) che sta traducendo le idee di impoverimento sociale a tutto un continente. La politica, con l’attuale amministrazione nazionale, va in soffitta. Era già schiava di altri padroni, oggi è totalmente sottomessa ad essi. Non conta più, non serve. Per almeno un anno se ne può stare in naftalina, ad alzare le mani sui provvedimenti del cosiddetto governo ”tecnico”. Salvo colpi di scena, Monti andrà avanti fino al 2013. L’impressione che ci si trovi di fronte ad un esecutivo di burattini è sempre più palese. Burattini, soprattutto, gli uomini di partito che sostengono il nuovo Premier. La parvenza che non ci sia alcuna autonomia, nelle loro azioni, appare piuttosto chiara. L’Euro ormai è un fallimento che si perpetra quotidianamente nelle nostre tasche. Viviamo in un’Europa dominata dalla Germania e dai differenziali. In Italia e in Grecia sono stati architettati due governi palesemente voluti a tavolino dalle banche e con a capo persone di garanzia e gradite al nuovo ordine che si sta costituendo. Nessuno comanda più nulla. Ma Berlino, intanto, continua a contare eccome. A conforto di questa teoria c’è stata una notizia, la scorsa settimana, di sicuro interesse.

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Niente di nuovo sotto il sole...

>> giovedì 6 ottobre 2011


Alberto De Stefani - che fu ministro del Tesoro e delle finanze del primo Governo fascista e docente di Economia e Scienza delle finanze nella Facoltà di Scienze politiche all'Università “La Sapienza” di Roma -disse: «Mussolini ha perso la guerra con la “quota 90”.»
La “quota 90”  fu l'operazione con cui la lira fu rivalutata rispetto alla sterlina del 25%: la quotazione della sterlina fu ridotta da 120 a 90 lire. Mussolini accettò con entusiasmo il progetto perché i consulenti della Banca d'Italia (Stringer, Paratore, Beneduce e Volpi di Misurata) lo proposero come un segnale di prestigio e di rafforzamento della dignità dello Stato Italiano a livello internazionale. “Lira più forte” significò, per Mussolini, “Italia più forte”, esattamente come oggi,  “euro più forte” significa “Europa più forte”. 
De Stefani capì che, con la rivalutazione monetaria del 25%, aumentarono di pari percentuale i crediti e i debiti. Le Banche si arricchirono e le imprese fallirono per l'ingiustificato ed imprevedibile appesantimento dei debiti contratti per finanziare le attività produttive. 
L'Italia arrivò disarmata alla guerra per i fallimenti causati dall'insolvenza ineluttabile a seguito dell'ingiustificato aumento del valore del denaro oggetto del debito. 

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