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Fandonie leghiste...

>> venerdì 5 aprile 2013


Mi riferisco ad un recente intervento del governatore lombardo Roberto Maroni. Da un lato, va apprezzata la ricercatezza, anche lessicale, di cui l’ex ministro ha dato prova; vanno rilevate, per altro verso, le ragioni di dissenso, su pressoché tutti i punti di merito, dalle opinioni da lui recate.
Mi limito qui a porre due sole questioni. Sull’una di esse, e cioè sul problema dell’evasione, dirò diffusamente in questo scritto. L’altra concerne il ruolo rivendicato dalle Lega ed affermato dal presidente Maroni, che è quello di “rappresentare e tutelare gli interessi di quella macroregione all’avanguardia rispetto all’intera Europa che noi chiamiamo Padania”. Vi è evidente contraddizione tra questo assunto (e i conseguenti comportamenti) e la natura del nostro ordinamento costituzionale, quale è bene espressa nell’art. 67 della Costituzione: “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione”, e non una parte di essa, comunque rilevante. Potrebbe darsi che si formi (o sia già formata), con una analoga logica, la “lega” dei farmacisti, o dei tassisti, fino a trasformare il Parlamento in una camera delle corporazioni.

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Unità d'Italia a mano armata...

>> domenica 17 marzo 2013


briganti
Da 150 anni ci raccontano la barzelletta del Sud liberato dai Savoia per portarvi libertà, giustizia e progresso. Errore: la crisi del sud è cominciata proprio con l’Unità d’Italia, imposta col sangue e governata con l’aiuto della mafia, dopo una brutale guerra di conquista: stragi e deportazioni, da cui la tragedia dell’emigrazione, prima sconosciuta. Impressionante la rapina delle risorse: il sud era più avanzato nel nord anche sul piano industriale. E più ricco: il regno borbonico era il più solvibile d’Europa, mentre quello piemontese il più indebitato. Anche per mettere le mani sul bottino, i Savoia si convinsero a unire l’Italia.
E’ la tesi del libro “Terroni”, di Pino Aprile, che descrive con puntigliosa documentazione una realtà sconvolgente: quella di un paese occupato, 
,spogliato delle sue attività produttive, con centinaia di migliaia di morti tra la popolazione civile. Un paese “senza più padri”, costretti per sopravvivere a ricorrere – a milioni – all’emigrazione, per la prima volta nella loro storia. Tutto questo, dopo l’arrivo dei Savoia, che per prima cosa «ne depredarono le ricchezze, a partire dalla cassa del Regno delle Due Sicilie».

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L'Italia non è un paese serio...

>> lunedì 14 maggio 2012


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Qualcosa si muove...

>> sabato 12 maggio 2012



Nella seduta del 30 aprile scorso, il CIPE aveva gia assegnato circa 1,7 miliardi di euro ad interventi di tutela ambientale nel Mezzogiorno e aveva approvato progetti di opere stradali e portuali per circa 423 milioni di euro in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche.

In particolare, al fine di assicurare la salute pubblica e la tutela dell’ambiente nonché di superare e prevenire le procedure comunitarie di infrazione, il CIPE ha assegnato 1.686 milioni di euro a interventi prioritari per la depurazione-collettamento di acque reflue urbane e la bonifica di discariche in Sicilia, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata e Sardegna a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione-programmazione regionale e sulle risorse liberate a valere sulla programmazione comunitaria 2000-2006.Tali risorse si aggiungono ai 133 milioni di euro già disponibili.Si tratta di 223 interventi diffusi nel territorio, che contribuiscono a creare attività economica anche per piccole e medie imprese.Sempre con riferimento allo stato di utilizzo delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2000-2006 - programmazione regionale, il Comitato ha proceduto al definanziamento di alcuni interventi che registravano criticità attuative non superabili per un importo pari a circa 44,2 milioni di euro, disponibili per la riprogrammazione futura da parte del CIPE. 

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Masaniello

>> giovedì 10 maggio 2012


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Propaganda, vomitevole propaganda


Che desolazione... che deturpazione intellettuale nel contesto italiano. Non c'è nessuno, apparentemente, che riesca a decifrare la realtà; prigionieri di un'inesorabile rappresentazione di essa. Prigionieri della statistica, che è la scienza che più di tutto si presta alla distorsione rappresentativa.
Faccio un esempio che mi pare calzante allo scopo di comprendere tale distorsione:
secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili, il PIL procapite medio delle regioni del nord è di circa 31.000 euro annui, mentre quello delle regioni del sud è di circa 16.000 euro.
Presi così tali dati fotografano una povertà del mezzogiorno in relazione al settentrione del paese, ma è una rappresentazione, non è la realtà. Mi spiego.
Semplifichiamo il ragionamento guardando al di là del dato statistico: una famiglia del sud è composta in media da 5 persone (padre, madre e tre figli), una famiglia del nord invece è composta in media da 3 persone (padre, madre e un figlio); diciamo che entrambi i coniugi di entrambe le famiglie lavorino e producano un reddito totale lordo annuo di 60.000 euro. A parità di occupati quindi statisticamente il reddito procapite della famiglia del nord sarà 20.000 euro, mentre quello della famiglia meridionale sarà di 12.000 euro... Nel calcolo statistico semplicemente non si tiene conto della presenza di un numero di minori superiore al sud. Ad esempio il tasso di natalità in Campania al 31 Dicembre 2008 è pari a 10,5 e risulta superiore, di quasi un punto, a quello che si è registrato in Italia (9,6). Le province di Caserta e Napoli hanno fatto registrare un tasso di natalità, rispettivamente 10,8 e 11,2 superiore sia a quello regionale sia a quello nazionale; viceversa Il tasso di mortalità, in Campania (0,9) è inferiore a quello nazionale (1 morto per mille residenti) ed è più o meno uniforme nelle varie province. Sempre in Campania la propaganda ci arriva a propinare un dato di PIL pro capite addirittura di 12800 euro (l'indipendenza – quotidiano vicino al leghismo), ma se si tiene conto della sola popolazione attiva, se si escludono cioè i minori di 18 anni ed i maggiori di 65, si ottiene un dato molto diverso e cioè 20.856 euro.
Praticamente la statistica che ci propinano è come se dicesse che i figli sono causa di povertà, ma in realtà è dimostrabile il contrario.
In più il dato statistico settentrionale è falsato dalla presenza sul territorio di soggetti miliardari in numero superiore rispetto al resto del paese, che, comunque restando una sparuta minoranza, alzano la ricchezza media statistica, ma non la ricchezza reale della popolazione; per esempio in Piemonte la famiglia Agnelli è tra le famiglie più ricche d'Italia, ma questo non significa che il loro reddito sia spalmabile su quello degli operai FIAT di Torino; in più è sicuramente il fatturato FIAT che fa crescere il contributo da produzione industriale piemontese, ma Pomigliano è in provincia di Napoli, Melfi è in Basilicata e questi due stabilimenti sono gli unici che attualmente sono in pieno regime produttivo, negli stabilimenti del nord infatti la FIAT sta macinando da mesi cassa integrazione. Stesso ragionamento vale ad esempio per Banca Intesa-Sanpaolo, la cui sede di fatturazione legale è Milano, ma nella fatturazione è compresa anche tutta l'attività delle migliaia di sportelli del Banco di Napoli in tutto il sud, così come per Unicredit il Banco di Sicilia. Anche l'ENI fattura a Milano e Roma, ma il 70% dell'attività estrattiva e di raffinazione avviene tra Sicilia, Basilicata e Puglia.
La maledetta statistica che ci propinano ci dice ancora che i dipendenti regionali, a parità di popolazione, sono più al sud che al nord, ma in realtà anche questo è un dato falsato. Ad esempio negli ospedali lombardi un buon 35/40 % degli infermieri e degli Ausiliari socio-sanitari sono dipendenti da agenzie di lavoro interinale, quindi non risultano tra i dipendenti regionali, ma gravano sul bilancio della regione più che se lo fossero; ma anche per i comuni vale lo stesso ragionamento, nel senso che il ruolo svolto ad esempio dai bidelli nelle scuole dell'infanzia del sud, al nord si affida ad imprese di pulizie; quindi il numero dei dipendenti diretti è più basso al nord, ma i costi sono superiori.
Una cosa che poi sento dire spesso è che la regione Sicilia ha un numero sproporzionato di dipendenti, ma non si dice però che circa 6.000 di essi svolgono compiti che in altre regioni, ad esempio in Veneto (per citare una regione con più o meno lo stesso numero di abitanti), svolgono dipendenti statali, a causa della peculiarità di regione a statuto autonomo della Sicilia.
Insomma... propaganda... vomitevole propaganda. Non ci dicono infatti però che la Lombardia, che è il 15% della popolazione, incide per l'1,7 del PIL italiano da agricoltura, mentre la Puglia, che è il 7% della popolazione, incide per l'11% sullo stesso parametro; oppure che il Piemonte, che è l'8% della popolazione, incide per il 18% sul PIL da produzione industriale e che la Campania, che è il 9% della popolazione, incide sullo stesso parametro per il 19%. E non ci dicono nemmeno che lo stesso Piemonte incide sul PIL da produzione agricola per solo l'1,8%... insomma... propaganda... vomitevole propaganda.  

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Un po' di verità sulle pensioni


L’analisi è basata sulle statistiche ufficiali Inps pubblicate dall’Istat, attualmente aggiornate al 2009 

Pensionati, pensioni e popolazione
I beneficiari di trattamenti pensionistici in Italia sono circa 16 milioni e 237 mila (Tav. 1), che rappresentano, con differenze a volte sensibili fra le diverse regioni, il 26,8% della popolazione residente (oltre 60,6 milioni di persone). Il numero di pensioni erogate è invece di oltre 23 milioni e 300 mila. Il rapporto teorico (l’indicatore ha valore descrittivo) fra numero di pensioni erogate e pensionati si colloca mediamente fra l’1,39 pensioni del Trentino Alto Adige e l’1,58 dell’Umbria, a fronte di una media nazionale del 1,43 pensioni per beneficiario (Tav. 1, col. 3).
Pensionati, pensioni, ripartizioni e regioni
I dati d’insieme relativi alla concentrazione regionale dei pensionati e delle pensioni appaiono piuttosto diversificati sul territorio nazionale.
La percentuale dei pensionati in rapporto alla popolazione residente, innanzi tutto, appare sensibilmente più elevata della media nazionale nelle regioni del Nord e del Centro, con tassi compresi fra il 27,4 e il 28,5% e con un picco in Friuli-Venezia Giulia (30,7%), percentuali che si confermano con ancor maggiore evidenza nel rapporto fra numero di pensioni erogate e abitanti.
Il rapporto fra numero di pensioni e pensionati, come si è detto, vede invece in testa l’Umbria e l’insieme delle regioni del Centro, seguite dal Sud.
Questa prima analisi evidenzia un primo fenomeno di rilievo: da un punto di vista numerico, pensionati e i trattamenti pensionistici in rapporto alla popolazione sono relativamente minori nel Mezzogiorno (incluse le Isole) che nel resto del Paese.

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Il Pensiero Meridiano

>> lunedì 7 maggio 2012




Ormai da molto tempo ho cominciato a pensare che i meridionali e i napoletani in particolare, abbiano sbagliato tutto e rischino di continuare a sbagliare.
Mi riferisco ai numerosi meridionali che riproducono, più o meno acriticamente, analisi sul mezzogiorno e sulla sua situazione di “arretratezza” preconfezionate da chi, in realtà, non solo non conosce assolutamente nulla della realtà meridionale, ma ha anche tutto l'interesse a far sì che si continui ad identificare nel meridione (ed in Napoli, inevitabile suo paradigma) la causa prima delle difficoltà nazionali, degli spechi di risorse, della degenerazione politica e culturale di tutto il paese.
E' l'identificazione della causa dei problemi “fuori da se” tipica degli approcci propagandistici che hanno caratterizzato i periodi più biechi della storia del '900 e che sono, evidentemente, ancora ben vivi nella pratica politica e culturale nazionale italiana... Hitler indicava gli ebrei, la lega nord indica i meridionali e gli stranieri. Ma sarebbe stato possibile per un ebreo sostenere che le tesi razziali di Hitler erano corrette? Che la causa di tutti i mali della Germania degli anni '30 era la sua esistenza e quella della gente che condivideva con lui religione, cultura, razza? Penso proprio di no, foss'anche per puro spirito di sopravvivenza. Perché allora ci sono meridionali che danno ragione alla Lega? Quale paradosso ha preso vita tra la mia gente!

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