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Renzi, Fassina e la sinistra che non c'è

>> domenica 14 dicembre 2014


“Sinistra di governo!” si esclama. E si rivendica la socialdemocrazia europea. Ma la socialdemocrazia in Europa governa contro i lavoratori. Lo ha fatto in Germania con Schroeder e poi in coalizione con la CDU, attaccando le vecchie conquiste del Welfare. Lo ha fatto in Spagna con Zapatero, allargando ulteriormente la precarizzazione del lavoro. Lo ha fatto in Grecia col Pasok, gestendo le politiche di rapina del capitale finanziario. Lo fa oggi in Francia con Hollande, che sta liberalizzando i licenziamenti (e precipitando nei consensi), in perfetta coerenza con la tradizione della socialdemocrazia francese... E Renzi non vuole essere da meno.
In realtà si poteva supporre che la linea del nuovo PD renziano volesse ricalcare l'esperienza del partito democratico americano, nella accezione evidenziata molto efficacemente da John Kleeves (pseudonimo di Stefano Anelli); vale a dire la rappresentanza dell'economia sociale più dinamica, in cui i lavoratori sono una parte importante, ma lo sono anche le piccole e medie imprese, il terzo settore e così via. Pensavamo cioè che potesse voler rappresentare tutti coloro che sono impegnati nel miglioramento della propria condizione sociale e in contraddizione con la parte più conservatrice della società come la grande finanza, i grandi gruppi industriali, ma anche i pensionati, ecc. E invece siamo stati delusi.
Renzi si è adagiato infatti nel solco della degenerazione politica che ha coinvolto tutta la sinistra europea, in cui ogni politica, economica o sociale che sia, verte nella compressione proprio della parte più dinamica della società e a salvaguardia di interessi di rendita della grande finanza bancaria, dei grandi gruppi industriali... Insomma una vera e propria politica neoliberista; la stessa che ha portato allo sfascio economico e sociale che stiamo vivendo.
Negli anni '60 e '70 del '900, quando la classe operaia era in movimento, tutta la società era in fermento: le donne, gli studenti, gli intellettuali, tutti ricevevano da essa e dalle sue lotte l'ispirazione e l'impulso per scendere in campo e battersi per i propri diritti e per una nuova società. Ma quale società? Non era certo quella in cui viviamo oggi quella per cui tanti si battevano, che ha restaurato il fascismo sotto la maschera della democrazia, ha cancellato le maggiori conquiste e i diritti economici, sociali, politici e sindacali sostituendoli con le leggi spietate del mercato, tornando a forme di libero sfruttamento dei lavoratori e del massimo profitto, che ha reintrodotto le guerre di aggressione imperialista e neocoloniale... Eppure è stata proprio la politica della sinistra europea a costruire, mattone dopo mattone, l'attuale prigione nichilista in cui siamo rinchiusi e niente è stato tradito più del sogno europeo. La scelta di Unione europea economica e monetaria, senza Unione politica e sociale, è la più grande responsabilità che grava sull'anima della sinistra. Quale demone ha consigliato a persone come Ciampi, Prodi o Amato l'ingabbiamento dell'Italia in un area valutare non ottimale; dove, non esistendo più capacità di riequilibrio monetario internazionale, gli stati più deboli sono costretti a svalutazioni interne devastanti, di cui la Grecia è avanguardia deliberatamente voluta dai vertici economici europei e politicamente determinata dalle politiche neoliberiste che proprio la sinistra ha acriticamente sposato. Ha ragione Fassina quando dice chiaramente che la riforma renziana del mercato del lavoro aprirà le porte in Italia ad un'accelerazione del processo di svalutazione salariale già in atto, ma lo dice solo ora e senza mai trarne le dovute conclusioni e cioè che per riallineare le economie europee senza affamare i popoli è necessario riappropriarsi delle leve monetarie. Ormai siamo su un piano inclinato e, purtroppo, l'unico modo per uscirne è lo sgretolamento del Partito Democratico; altrimenti, a furia di fare politiche di destra, sarà realmente la destra (quella vera) a vincere, con tutto quello che questo comporta. 

Gennaro Cangiano

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